Il primo webinar della serie “INCONTRI DI PACE” organizzato da UPF Italia con la collaborazione di WFWP Italia è stato seguito da circa 200 partecipanti. Il tema conduttore dell’incontro è stato “Il ruolo delle Fedi e della Spiritualità nel tempo del coronavirus”.
Hanno partecipato come relatori: Imam NADER AKKAD Phd e AdP UPF Italia, DON VALENTINO COTTINI Sacerdote Cattolico e Docente presso PISAI “Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica”, FRANCA COHEN Copresidente FIEP Federazione Italiana di Ebraismo Progressivo, FRANCESCO CANALE Pastore Comunità Evangelica “Equippers Church” ed infine RAFFAELLA DI MARZIO Direttrice Centro Studi LIREC per la libertà di Religione Credo e Coscienza.
L’incontro è stato presentato da Gabriella Mieli con il saluto ai partecipanti di Elisabetta Nistri presidente di WFWP come cosponsor; Carlo Zonato presidente UPF Italia ha introdotto e moderato l’incontro, Franco Ravaglioli Segr. Gen.le UPF Italia ha introdotto le domande ai relatori mentre l’aspetto tecnico e di regia è stato condotto da Giorgio Gasperoni.
Alcuni passaggi significativi dagli interventi dei relatori:
NADER AKKAD: “Ogni Fede non può mancare nel proprio ruolo di connessione con il Trascendente dal punto di vista verticale senza perdere mai la connessione con la propria comunità. Quindi una connessione verticale ma anche orizzontale allo stesso tempo senza mai perdere connessione nelle relazioni e problematiche che emergono. Certo nel tempo del coronavirus dobbiamo rispettare il distanziamento per motivi di sicurezza, ma è proprio qui che la spiritualità può e deve intervenire perché non ha confini. Molto significativo il documento ispirato alla “Fratellanza Umana” che Papa Francesco ha voluto sottoscrivere dove si segnala che la Fede deve portare ogni credente a vedere nell’altro il proprio fratello da sostenere e da amare. In questo senso ha assunto grande significato la giornata di digiuno e preghiera universale aperta a tutte le fedi. Una preghiera collettiva ed interreligiosa. Bisogna impegnarsi per rafforzare questi legami di fratellanza”.
DON VALENTINO COTTINI: “La situazione del coronavirus ci ha colti di sorpresa ed impreparati e ci ha bloccati sotto molti punti di vista. Ha messo in evidenza pregi e difetti individuali e sociali in realtà già presenti prima ma acuiti in questa circostanza. E’ stato il COVID 19 quasi democratico ed imparziale nel suo manifestarsi nel senso che non ha fatto differenza tra classi e ceti. Qui la Fede ha un altro compito e cioè cercare di trovare il senso di questi fenomeni come la pandemia. Fino all’epoca moderna il senso delle pestilenze veniva visto come il castigo di Dio per il peccato dell’uomo e questa percezione non è ancora del tutto scomparsa. La scienza però in un certo senso “purifica” la fede da certe percezioni distorte. Peraltro il messaggio di Gesù mostra che ha attraversato la morte per uno scopo di salvezza e rinascita. La pandemia ha quasi creato un periodo sabbatico per una possibile “conversione” rispetto al senso delle priorità della vita. In questo senso potremmo vederlo anche come un periodo di “Grazia” specie se come figli ci poniamo nella condizione di ritrovare il nostro essere figli verso Dio.
FRANCA COHEN: “La pandemia porta paura diffusa per la sopravvivenza, timore per i cambiamenti verso qualcosa di sconosciuto; quasi come affrontare una guerra di cui non si conoscono le armi per affrontarla. Timori che coinvolgono vari campi, quello sanitario, quello economico, la minaccia di una certa stabilità. La reazione alla paura, potrebbe causare ansie, timori, diffidenze quindi sentimenti che se non ben controllati potrebbero diventare anche pericolosi. Ed è qui che la preghiera o il digiuno o le pratiche di fede possono diventare sostegno per approfondire la propria spiritualità nel proprio rinnovato legame con Dio e fra gli uomini. Come uomini aneliamo sempre verso il meglio o la felicità ma spesso con troppo affanno che diventa di per se un ostacolo. Cercare il vivere con un “sano equilibrio” e con moderazione rispetto ai beni naturali che Dio stesso ci ha messo a disposizione. Questo approccio non è più solo monito da parte della fede ma voglio citare un monito di una virologa, quindi persona di scienza: “Un futuro meno di corsa, progettare una esistenza virtuosa con Madre Natura, senza di lei ci estingueremmo; lei ci salverà perché ci sta dicendo che così non va più bene e ci sta dando consigli per progettare un mondo nuovo”
FRANCESCO CANALE: “Il tema proposto apre molte riflessioni importanti. Nella nostra comunità quello che abbiamo sperimentato al tempo del coronavirus è stata la crisi delle liturgie, delle abitudini di incontro e delle attività ecclesiali. Ci siamo ritrovati a dover ripensare modelli e format per dare il senso ed il collegamento con la comunità. Abbiamo cercato di produrre decine e decine di ore on-line per sopperire alla mancanza di comunità dovuta al confinamento. Webinar di predicazione, di attività per bambini o per i giovani per poter coinvolgere. Questo a livello della comunità. Ma per il singolo nella situazione di confinamento, la fede e la spiritualità possono essere come un enzima che può trasformare questo momento di crisi non solo per superare la paura ma per superare “questa prova” rinnovati dentro se approfondiamo la nostra fiducia e legame con Dio. In questo senso “la prova” produce qualcosa di nuovo. Saper gioire nella prova produce costanza, capacità di continuare nel bene e quindi diventa anche questo un tempo favorevole e produttivo. Aver vissuto una prova in modo trasversale cioè tutti quanti sono convinto ci aiuterà a continuare meglio insieme.
RAFFAELLA DI MARZIO: “Ringrazio per i messaggi di fratellanza e di carica spirituale che ho ascoltato. Noi come Centro Studi sin dall’inizio della pandemia, abbiamo cercato di monitorare la situazione e ci siamo accorti che la pandemia ha portato alcuni nodi al pettine. Innanzitutto a che punto è l’esercizio della libertà di religione. Abbiamo assistito a episodi di forte pregiudizio verso alcuni gruppi di fede che incontrandosi, ancora prima che fosse decretato il confinamento totale, erano stati additati come diffusori di contagio. Atteggiamento ben diverso invece mentre nelle stesse località venivano giocate partite di calcio con centinaia di persone verso le quali non vi era alcuna preoccupazione. Queste situazioni non solo in Italia ma abbiamo avuto notizie anche dall’estero. Nella società secolarizzata si pensa che la religione sia una cosa privata per cui se non puoi recarti in chiesa o ai momenti di culto non è un problema importante. Ma non si può dire che il culto, la fede non sono importanti; per chi è credente è un anello essenziale di vita. Perché quindi quando si sono riaperte edicole, musei o altro non si sono aperte, pur con le precauzioni, anche i luoghi di culto? E’ un altro segno che la fede o la spiritualità sono messi nell’angolo, passano in secondo piano. Il punto è che la fede per chi la vive o ce l’ha è un punto essenziale, ben più essenziale che altri aspetti di vita. Quindi la spiritualità va difesa, custodita e sostenuta come un fatto pubblico anche perché quasi sempre chi vive la fede e la spiritualità si dedica al sostegno ed all’aiuto sociale che non verrebbero esercitati da altri o a volte dallo stato stesso. E’ un problema quindi di priorità, fede e spiritualità non possono essere vissuti come un fatto secondario.
Dalla serie poi di domande espresse dai partecipanti al webinar è emersa la proposta di stendere un documento di sintesi, condiviso dalle più varie espressioni di fede, che possa salvaguardare e promuovere l’esercizio della fede e della spiritualità come parte essenziale della stessa vita. UPF, come richiesto dai relatori, potrebbe essere promotrice di questo documento da sottoporre poi alle diverse comunità di fede ai fini di una raccolta di firme di sostegno e da essere poi sottoposto anche a livelli istituzionali.