Dal pregiudizio all’ascolto per la scoperta dell’unicità in noi e nell’altro (Virginia Vandini -Presidente de Il valore del femminile)

Ognuno di noi è unico e complesso allo stesso tempo. Per conoscere e conoscersi si può far riferimento a etichettamenti o stereotipi, ma con quale risultato?
L’ascolto è l’unica via per entrare veramente in contatto con sé e con l’altro e per comprendere che le differenze sono una risorsa e non un ostacolo.
Ci sono tuttavia delle abitudini quando ascoltiamo che non rendono particolarmente facile questo processo. Ad esempio:
• prepariamo quello che diciamo mentre l’altro sta parlando
• interpretiamo o facciamo seconde ipotesi su quello che l’altro dice
• pensiamo di sapere già quello che l’altro sta per dire
• mentre ascoltiamo, pensiamo a come aggiustare o aiutare o soccorrere l’altro
• giudichiamo, valutiamo quello che l’altro dice
È evidente che bisogna educarci all’ascolto in una realtà in cui siamo continuamente bombardati da molteplici stimoli e condizionati in maniera spesso poco consapevole sulle nostre scelte.
L’UNESCO l’ente che si occupa dello sviluppo e della civilizzazione dell’umanità ha individuato nella comunicazione, insieme alla cultura e alla conoscenza scientifica, uno dei pilastri fondamentali per il possibile progresso dell’uomo.
Con queste consapevolezze nel 2013 ho fondato Il valore del femminile e la Scuola di formazione in counseling. Allora avevo compreso che soltanto attraverso la costituzione di un capitale sociale significativo basato sulla relazione e sulla fiducia è possibile che le persone, ovvero uomini e donne si aprano e, nello stesso tempo, possano mettere in atto la fondamentale “tecnica” dell’ascolto.
Nella realtà imprenditoriale oggi si parla di right profit considerando tre fattori: il profitto per l’azienda nel momento in cui eroga un servizio; la soddisfazione del cliente che usufruisce di quel servizio; il benessere che se ne determina per la collettività.
È nelle parole di uno studente della nostra scuola che concluderà la sua formazione a novembre di quest’anno che emerge il nostro right profit:
“quando ho cominciato a frequentare e studiare, tutti i moduli proposti hanno avuto un grande impatto nella mia vita sociale, professionale ed affettiva. Il primo ambiente dove ne ho subito messo in pratica l’efficacia è stato quello del lavoro dandomi strumenti pronti per comprendere meglio le dinamiche emotive e relazionali. Ciò che in precedenza era gestito “soltanto” con le mie personali doti di educazione, gentilezza e sensibilità, diventava un mondo dove le mie nuove nozioni di prossemica, linguaggio non verbale, mimica facciale e corporea si rivelavano essere delle chiavi di lettura per comprendere meglio le emozioni e gli stati d’animo di chi mi stava di fronte e avere quindi la possibilità di contribuire, per un intero gruppo, a vivere più serenamente la vita lavorativa.”
Cosa insegniamo dunque ai nostri studenti?
l’autenticità cioè ad essere sempre in contatto con le proprie emozioni, anche quelle negative, per relazionarsi efficacemente con quelle altrui;
epoché, ovvero la sospensione da giudizi di valore del proprio vissuto, sia in senso positivo che negativo;

l’empatia, ossia la capacità di sperimentare interiormente e comunicare – pur mantenendo un distacco necessario ai fini della relazione – il mondo emotivo rappresentato dall’altro.
Questi principi che riprendiamo dalla psicologia umanistica introdotta da Carl Rogers, sono alla base del nostro modello educativo presentato nel libro “Amore. Ascolto. Accoglienza”.
Mi ha reso particolarmente felice quando ho ricevuto l’invito di Elisabetta Nistri che rappresenta la Federazione delle donne per la pace nel mondo a portare il mio contributo in questo convegno la cui finalità comune, il filo rosso che lega il nostro essere qui, è di creare pace.
Ma cosa vuol dire essere in pace? Che cos’è la pace?
La pace nella mia esperienza non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si è. Essere in pace con se stessi innanzitutto e poi con il mondo intero e desiderare che la pace sia per tutti, che tutti gli esseri arrivino alla pace naturalmente. La pace è il presupposto per vivere nella grazia, nell’armonia, nell’amore e nella collaborazione che sono tutte quelle componenti rappresentative di uno stato di equilibrio.
Il titolo del nostro evento di oggi ci riporta a quello che diceva Gandhi: siate il cambiamento che volete vedere nel mondo. Se vogliamo vedere un mondo onesto siamo onesti, se vogliamo vedere un mondo schietto, siamo schietti e diretti, se vogliamo un mondo gioioso, siamo gioiosi.
Quando si è in pace, si vive la pace uscendo anche dall’idea che “oggi aiuterò gli altri” perché è il mio stesso essere ad offrire aiuto come esempio, come guida, come presenza.
È importante soprattutto che i più giovani abbiano qualcuno a cui si possano rivolgere, fare le proprio confidenze, chiedere consiglio per superare serenamente le loro impasse e proiettarsi nella vita con fiducia, con coraggio ed entusiasmo. In fondo loro sono il nostro futuro al quale andrebbe insegnato ad ascoltare la propria interiorità, il proprio spirito guida o daimon, come lo defisce Hillman ne “Il codice dell’anima”.
E come si ascolta il proprio daimon?
Innanzitutto imparando ad osservare che cosa succede dentro di noi perché la prima consapevolezza è la consapevolezza di se stessi.
Quando noi siamo concentrati sulla nostra interiorità e osserviamo le sensazioni fisiche, le emozioni e i tipi di pensieri che ci attraversano, senza giudicare, scopriamo il nostro mondo interiore, la nostra unicità e questa comprensione ci porta ad accettare, a essere noi stessi in tutte le nostre sfaccettature anche contraddittorie perché la contraddizione fa parte dell’essere umano essendo immersi in una realtà duale.
Questi non sono concetti recenti, sono concetti antichissimi dell’Advaita Vedanta che si perdono nella notte dei tempi e sono ritrovabili, rintracciabili in tutte le tradizioni filosofiche che sono dietro i paradigmi religiosi. Questi principi che sono plurimillenari non sarebbero niente però se non trovassero delle voci, delle persone vere, reali.
Queste persone siamo noi, qui, adesso che le abbiamo ricevute e incarnandole le abbiamo fatte nostre, scorrono nel nostro sangue e sono depositate nel nostro DNA.
Per cui la novità siamo noi oggi che possiamo mantenere e rendere vivi questi messaggi eterni e contribuire alla costituzione di una massa critica che s’impegna, si sacrifica, si dona per la realizzazione di un nuovo mondo.

Presidente de Il valore del femminile – Virginia Vandini, 15 Marzo 2017, “Essere il cambiamento oggi:Uguaglianza, Educazione, Lavoro, Diritti dei Minori”