Il Contributo delle Donne nella Storia

 

 Hak Ja Han

Hak Ja Han MoonHak Ja Han nacque in Nord Corea, a Pyong Yang, nel 6 gennaio 1943.

Nella prima infanzia fu costretta a vivere sotto la persecuzione del governo comunista del Nord Corea, tanto che lei e sua madre furono arrestate e tenute in prigione per vari giorni, a causa della loro fede cristiana.

Dopo questo fatto, lei e la sua famiglia fuggirono in Sud Corea.

Lì Hak Ja Han incontrò Sun Myung Moon, e lo seguì nella sua missione di creare la Chiesa d’Unificazione.

Inoltre, insieme a lui fondò la Universal Peace Federation (Federazione per la Pace Universale).

Ha dedicato e continua a dedicare la sua vita alla pace, creando varie associazioni (come la WFWP) e lavorando per il dialogo interreligioso.

Moglie devota, diede alla luce 14 figli ed ora che il marito è deceduto ha preso in mano la guida della Chiesa d’Unificazione.

 


Madre Teresa di Calcutta

485550_169565373203853_225437785_nMadre Teresa di Calcutta (nome di battesimo Agnese Gonxha), figlia di un droghiere albanese, è nata nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje.

Entrata nel 1928 nella congregazione delle Suore di Loreto (irlandesi), venne inviata a Dajeeling, in India.
A trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Va in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri.
Dopo tre giorni apre una scuola, all’aria aperta, sotto un albero.
La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità”.
Oltre alla vita che si spegne la fondatrice guarda anche alla vita nascente con l’apertura della Casa dei bambini, Shishu bhavan, dove accoglie i bambini abbandonati, trovati spesso nei bidoni della spazzatura.
Molti progetti della Madre si vanno realizzando: per esempio, comincia a prendersi cura dei lebbrosi, andando ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche.
Ormai il nome di Madre Teresa varca i confini dell’India e cosi la congregazione viene aperta a Cocorote, in Venezuela, la prima casa delle Missionarie della Carità. E’ il luglio del 1965.
Nel 1979 riceve il Premio Balzan e il Premio Nobel per la pace. Seguiranno molti altri attestati di stima e riconoscenza. Nel 1989 viene proclamata donna dell’anno.
Il profumo della carità di Madre Teresa ha raggiunto ormai i cinque continenti dove sono presenti più di 4000 dei suoi religiosi e religiose: in India le case sono 150, in altri paesi dell’Asia 30, in Oceania 10, in Europa 45, nelle Americhe 52 e in Africa 30.
Dopo aver speso la sua vita per i “poveri più poveri”, Madre Teresa muore a Calcutta il 5 settembre 1997.
Il 19 ottobre 2003 Giovanni Paolo II la proclama “beata”.

 


Marie Sklodowska Curie

Marie SklodowskaMarie Sklodowska Curie nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia da una famiglia cattolica assai numerosa, tanto che la futura scienziata e premio Nobel era la più giovane di cinque figlie.

La piccola Marie, convinta della sua intelligenza e delle sue capacità, decide di studiare fisica, a dispetto del fatto che questa scelta fosse inizialmente assai osteggiata. L’idea che una donna potesse intraprendere la carriera scientifica era inconcepibile per quel tempo.
Finiti dunque gli studi superiori a quindici anni, per gli otto successivi lavora come precettrice e istitutrice allo scopo di per potersi sostenere le spese universitarie.
A Parigi, Marie farà un incontro importante, quello di Pierre Curie, un professore della scuola di Fisica, che il 26 luglio 1895 diventa suo marito e poi, successivamente, “compagno di laboratorio” nella ricerca scientifica.
Nello studio della radioattività, condotto con mezzi rudimentali e senza aiutanti, i due coniugi scoprono due nuovi elementi chimici, il radio e il polonio. Marie comprende, inoltre, che la radioattività è un fenomeno atomico, demolendo con questa geniale intuizione la convinzione della fisica di allora che l’atomo fosse la particella più piccola della materia.
Successivamente compie ricerche su moltissime altre sostanze ed elementi chimici, definendo così il fenomeno di “radioattività”.
Dopo la tragica morte del marito avvenuta nel 1906, Marie Curie continua a lavorare nel suo laboratorio e, nel 1911, viene insignita con il premio Nobel per la Chimica.
I coniugi Curie avrebbero potuto guadagnare molto dalle scoperte che fecero e dal loro enorme potenziale intellettivo. Invece, per tutta la vita preferirono perseguire una concezione altamente disinteressata della scienza: Marie e Pierre donarono all’umanità i risultati della loro ricerca, senza pretendere mai nulla in cambio. Durante la Prima Guerra mondiale, inoltre, Marie Curie si è prodigata in molti modi per alleviare il dramma dei combattenti. Recatasi al fronte con la figlia Irène per assistere i feriti, inventò le famose Petit Curie, delle automobili attrezzate con apparecchiature a raggi X. Nel 1912 fondò l’Institut du Radium, che diresse fino al 1932 quando la direzione passò alla figlia Irène. Oggi chiamato Institut Curie, è tuttora un’importante istituzione scientifica per la ricerca sul cancro.
Marie Curie, per ironia della sorte, morì il 4 luglio del 1934 di anemia perniciosa in conseguenza della lunga esposizione alle sostanze radioattive.

 


Mingora

Mingora

Mingora, 12 luglio (ملاله یوسفزۍ 1997) Malala Yousafzai è una studentessa e attivista pakistana.
È nota per il suo attivismo nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne della città di Mingora nella valle dello Swat, dove i talebani con un editto ne hanno bandito il diritto.
All’età di 13 anni è diventata celebre per il blog, scritto per la BBC, nel quale documentava il regime, contrario ai diritti delle donne, dei talebani pakistani e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. Inoltre, è stata nominata per l’International Children’s Peace Prize, premio assegnato da KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi.
Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del suo pullman scolastico mentre tornava da scuola. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, si è salvata dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, dicendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”, aggiungendo che se fosse sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente attaccata. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Londra che si è offerto di curarla.
Il 1 febbraio 2013 è apparsa la notizia che il partito laburista norvegese ha promosso ufficialmente la candidatura di Malala al Premio Nobel per la Pace 2013.

 


Maria Montessori

Maria Montessori

 

Maria Montessori nasce a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870 da una famiglia medio borghese. Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Roma dove decide d’intraprendere studi scientifici per diventare ingegnere, un tipo di carriera che a quel tempo era decisamente preclusa alle donne. I suoi genitori l’avrebbero voluta casalinga, come la maggior parte delle donne della sua generazione.
Grazie alla sua ostinazione e all’ardente desiderio di studiare, Maria riesce però a piegare l’ottusità della famiglia, strappando il consenso per l’iscrizione alla facoltà di medicina e chirurgia dove si laurea nel 1896 con una tesi in psichiatria.
Per rendersi ben conto quale sforzo dovette costarle questo tipo di scelta e quali sacrifici dovette intraprendere, basti dire che, nel 1896, diventò la prima dottoressa d’Italia. Da qui inoltre si capisce come gli ambienti professionali in genere, e tanto più quelli relativi alla medicina, fossero dominati dagli uomini, molti dei quali, spiazzati e disorientati dall’arrivo di questa nuova “creatura”, si presero gioco di lei arrivando persino a minacciarla. Un atteggiamento che purtroppo ebbe gravi ripercussioni sull’animo si forte tuttavia sensibile della Montessori, che prese a detestare gli uomini o perlomeno ad escluderli dalla sua vita, tanto che non arriverà mai a sposarsi.
I primi passi della sua straordinaria carriera, che la porteranno a diventare un vero e proprio simbolo e un’icona del filantropismo, la vedono alle prese con i bambini disabili, di cui si prende amorevolmente cura e a cui rimarrà affezionata per il resto della sua vita, dedicandovi tutti i propri sforzi professionali.
Intorno al 1900 inizia un lavoro di ricerca presso il manicomio romano di S. Maria della Pietà dove, tra gli adulti malati di mente, si trovavano bambini con difficoltà o con turbe del comportamento, i quali sono rinchiusi e trattati alla pari degli altri malati mentali adulti e in stato di grave abbandono affettivo.
L’eccezionale dottoressa, oltre alla profusione di amore e di attenzione umana che elargisce a queste povere creature, si rende ben presto conto, grazie al suo acume e alla già ricordata sensibilità, che il metodo di insegnamento usato con questo tipo di “pazienti” non è corretto, non è insomma adeguato alle loro capacità psicofisiche e alle loro esigenze.
Dopo numerosi tentativi, anni di osservazioni e prove sul campo, la Montessori arriva così ad elaborare un nuovo e innovativo metodo di istruzione per bambini disabili. Uno dei concetti basilari di questo metodo (che affonda comunque le sue radici all’interno dell’evoluzione del pensiero pedagogico), è centrato sulla constatazione che i bambini hanno fasi di crescita differenziate, all’interno delle quali sono più o meno propensi a imparare alcune cose per trascurarne delle altre. Da qui ecco allora una conseguenziale differenziazione dei piani di studio e di apprendimento, “tarati” sulle reali possibilità del bambino. Si tratta di un processo che oggi può apparire scontato, ma che ha richiesto un’evoluzione degli approcci pedagogici e una riflessione attenta, all’interno di questo pensiero, su cosa sia o non sia un bambino e su quali caratteristiche peculiari una creatura del genere, di fatto, abbia.
Il risultato di questo sforzo conoscitivo porta la dottoressa ad elaborare un metodo di insegnamento del tutto differente da qualsiasi altro in uso all’epoca. Invece dei metodi tradizionali che includevano lettura e recita a memoria, istruisce i bambini attraverso l’uso di strumenti concreti, il che dà risultati assai migliori. Viene rivoluzionato da questa straordinaria didatta il significato stesso della parola “memorizzare”, parola che non vienne più legata ad un processo di assimilazione razionale e/o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l’empirico uso dei sensi, che comportano ovviamente il toccare e il manipolare oggetti.
I risultati sono talmente sorprendenti che, addirittura, in una prova controllata da esperti e dalla stessa Montessori, i bambini disabili ottengono un punteggio più alto di quelli considerati normali. Ma se la stragrande maggioranza delle persone si sarebbe ritenuta soddisfatta da un tale risultato, questo non vale per Maria Montessori che viceversa ha una nuova, propulsiva idea (da cui si può ben valutare il suo eccezionale spessore umano). La domanda di partenza che si pone è: “Perchè i bambini normali non possono trarre profitto dallo stesso metodo?”. Detto fatto, apre allora una “Casa dei Bambini” nelle borgate di Roma, uno dei suoi primi centri.
Ecco cosa scrive, a proposito, un documento redatto dallo stesso Istituto Montessori: “Secondo Maria Montessori la questione dei bambini con gravi deficit si doveva risolvere con procedimenti educativi e non con trattamenti medici. Per Maria Montessori i consueti metodi pedagogici erano irrazionali perché reprimevano sostanzialmente le potenzialità del bambino invece di aiutarle e farle emergere ed in seguito sviluppare.
Ecco quindi l’educazione dei sensi come momento preparatorio per lo sviluppo dell’intelligenza, perchè l’educazione del bambino, allo stesso modo di quella del portatore di handicap o di deficit, deve far leva sulla sensibilità in quanto la psiche dell’uno e dell’altro è tutta sensibilità.
Il materiale Montessori educa il bambino all’autocorrezione dell’errore da parte del bambino stesso ed anche al controllo dell’errore senza che la maestra (o direttrice) debba intervenire per correggere.
Il bambino è libero nella scelta del materiale con il quale vuole esercitarsi quindi tutto deve scaturire dall’interesse spontaneo del bambino. Ecco quindi che l’educazione diviene un processo di auto-educazione ed auto-controllo”.
Maria Montessori è stata anche scrittrice e ha esposto i suoi metodi e i suoi principi in numerosi libri. In particolare, nel 1909 pubblica “Il metodo della pedagogia scientifica” che, tradotto in numerosissime lingue, darà al metodo Montessori una risonanza mondiale.